Dicono di lui --> Io e i libri

Sarà presente anche lui alla Fiera del Libro di Torino. Corrado Farina è membro adottivo (lui torinese di nascita) di Roma Giallo Factory: regista, scrittore e persona di classe (non che gli altri non lo siano, ma lui è davvero un signore di altri tempi). L'ho intervistato poco tempo fa. Vi propongo le sue risposte.

AB - Chi è Corrado Farina?

CF - Corrado Farina, classe 1939, torinese, laureato in giurisprudenza, presente! Comandi!...
Un regista che scrive romanzi o uno scrittore che dirige film? Domanda antica quanto quella dell'uovo e della gallina. Io propendo per la prima ipotesi, soprattutto perché i miei primi romanzi nascono da soggetti e/o sceneggiature rielaborate in forma narrativa, e anche i più recenti sono comunque "pensati" come se si trattasse di film.

AB - Il tuo ultimo libro è L'invasione degli ultragay: come nasce?

CF - L'invasione degli ultragay (Zero91, 2008) nasce da suggestioni sia cinematografiche che letterarie. È la storia di uno scrittore di romanzi "di genere" che provocatoriamente rielabora il romanzo di Richard Matheson Io sono leggenda (recentemente arrivato alla sua terza versione cinematografica), trasformando i vampiri in omosessuali e il protagonista (braccato come deviante e quindi socialmente pericoloso) nell'ultimo etero rimasto sulla Terra; questa storia, pubblicata a puntate su un settimanale a larga tiratura, scatena un vortice di reazioni a livello mediatico e politico che finisce per cacciare il povero scrittore in un ginepraio da cui non sa più come uscire. È un discorso sulla tolleranza ma in chiave di commedia, perché il romanzo è concepito come un gioco di scatole cinesi, con le vicende dello scrittore che si intrecciano a quelle del suo protagonista: un po' come succedeva in un divertente film francese degli anni Settanta con Jean Paul Belmondo, intitolato Come si distrugge la reputazione del più grande agente segreto del mondo.

AB - Il personaggio che hai preferito, a cui ti sei affezionato, e quello che invece hai odiato.

CF - Dei miei o degli altri?
Dei miei, il preferito è Scarlet, una giovane donna di trent'anni con i capelli rossi, protagonista del giallo Dissolvenza incrociata (Fògola, 2004): un tipo tosto e ruspante, un fascinoso "maschiaccio", tutto l'opposto delle signore della Torino-bene che erano al centro dei miei primi due gialli.
Il più odiato... mah? Forse il gerarchetto fascista di Il cielo sopra Torino, anche perché serve un po' da specchio a certi atteggiamenti negativi di personaggi del nostro tempo.
Degli altri, il preferito è forse Arsenio Lupin, per il suo dono dell'ironia; o l'Anna Carla di La donna della domenica di Fruttero & Lucentini, perché di donne come lei, soprattutto a Torino, ne ho conosciute tante.

AB - Personaggi seriali vs stand-alone: pregi e difetti.

CF - Se un Autore ha la A maiuscola, i vantaggi di un personaggio seriale stanno nel poterne approfondire ed eventualmente far evolvere il carattere libro dopo libro; ma se l'autore ha la a minuscola, i pregi sono di natura essenzialmente economica, perché servono a innescare la cosiddetta "fidelizzazione del cliente". Tutti gli altri, direi, sono difetti. Personalmente, io preferisco inventare ogni volta personaggi nuovi in funzione della nuova trama. O riproporne alcuni già noti, ma in un'altra epoca e con un'altra età: come la già citata Scarlet, che in Il cielo sopra Torino (ambientato nel 1940) non è più la trentenne della fine degli anni Cinquanta di Dissolvenza incrociata ma una ragazzina undicenne.
Se un personaggio seriale c'è, quantomeno nei miei quattro gialli, è la città di Torino.

AB - Perché scrivi: per divertire i lettori, per dare sfogo alla tua creatività, perché non puoi farne a meno, per denuncia sociale...

CF - Per tutte queste ragioni, ma la ragione principale è che lo scrivere è una cosa bellissima: fra le altre cose, dà una libertà che il cinema non dà, condizionato da problemi economici e dalla necessità di confrontarsi con una molteplicità di rapporti personali non sempre facilissimi. A parte questa considerazione adotterei volentieri come divisa personale, sia per i miei film che per i miei libri, la celebre massima di Jean De Santeuil "Castigat ridendo mores".

AB - Quale aspetto privilegi nei tuoi romanzi?

CF - La trama, visto che nascono prima di tutto pensando al cinema e che, nel gergo del cinema, si chiama "plot". Personalmente, mi piacciono i "plot" destrutturati, cioè basati su una pluralità (o almeno una dualità) di piani di racconto: sogno/veglia, presente/passato, realtà/fantasia, concretezza/metafora. Chiunque veda i miei film o legga i miei libri lo può toccare con mano.

AB - Come nasce il tuo amore per il giallo/thriller/noir?

CF - Per caso. Il mio primo romanzo, Un posto al buio, nasce da un progetto di film abortito alla vigilia delle riprese; si trattava di un giallo di chiara derivazione frutterolucentiniana, e nel passaggio alla pagina stampata questa ascendenza si è ulteriormente accentuata. Si aggiunga il fatto che, non avendo all'epoca mai scritto un romanzo, il fatto di cimentarmi con un giallo mi incoraggiava, dandomi in qualche modo uno schema obbligato, un binario da seguire.

AB - Il libro (di un altro) che avresti voluto scrivere.

CF - Tanti. Troppi. Magari incongrui. Butto lì a casaccio: la Recherche, Delitto e castigo, Io sono leggenda, Il signore delle mosche, certi racconti di Poe e di Robert Sheckley ma anche (se è lecito) certe storie del Paperino di Carl Barks. Più vicini a noi, Cent'anni di solitudine, La versione di Barney, L'eleganza del riccio, ma chissà quanti altri. Troppi.

AB - Progetti nel futuro immediato?

CF - Sempre i film davanti ai libri, l'uno o l'altro dei miei romanzi. Ma quanto allo scrivere non so: mi piacerebbe dar corpo a una storia ispirata a un servizio televisivo intitolato Il gioco del giallo che ho realizzato per la Rai negli anni Ottanta con Milva (e con Fruttero & Lucentini, again...), ma non sono ancora riuscito a metterlo a fuoco. Intanto scopro l'aspetto positivo del poter rimettere le mani in una cosa di qualche anno fa, per una nuova edizione riveduta e corretta di Dissolvenza incrociata che uscirà a primavera.

Alessandra Buccheri (dal blog L'Angolo nero)

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