|
|
|
|
GIALLO ANTICO
ANTEFATTO
Si udivano da qualche parte, in distanza, i latrati di un cane,
bassi e un po' lamentosi come di creatura per la quale il mondo
incomincia e finisce sull'aia di una cascina, all'estremità di
una catena di ferro inchiavardata a un muro. Ed era, in quello
scorcio di primavera del 1911, l'unico suono che facesse vibrare
l'aria immota del boschetto collinare, poiché la città
era lontana, adagiata in pianura sull'altra sponda del fiume, in fondo a un valloncello che l'ombra della sera stava tingendo di nero.
L'ombra della sera? L'uomo alzò lo sguardo e si rese conto,
con un certo stupore, che il buio non calava sul mondo ma solo su
lui: poiché il sole era una macchia luminescente ben alta in
un cielo velato di bianco, e il giorno era lungi dal potersi
considerare concluso.
Fu così che egli seppe che stava morendo; e fu solo il bisogno
puerile di una conferma che lo indusse a quel punto ad abbassare lo
sguardo sul proprio corpo, osservando con distaccato orrore gli
squarci che gli dilaniavano il ventre e il fiotto di sangue che ne
fuoriusciva, lordandogli i panni e le scarpe e chiazzando di rosso il
tappeto di foglie secche del bosco.
Così, era questa la morte: non quella tumultuosa ed eroica,
nel fumo della battaglia e nel rombo delle cannonate, che lui
conosceva così bene per averla tante volte evocata, ma una
morte vile e banale che nessuno avrebbe mai cantato.
Fece qualche passo avanti, barcollando, e i suoi piedi incontrarono
una radice sporgente dal suolo, che gli tolse l'ultimo residuo di
equilibrio e di vita. Stramazzò a terra, proprio accanto a un
piccolo cespo di primule gialle che uno schizzo di sangue
maculò di rosso; e rimase immobile, con gli occhi sbarrati e
attoniti che fissavano il cielo.
Passò del tempo. Quanto? Nel computo di chi vive e respira, fu
un periodo assai lungo; ma ciò non ha una grande importanza,
dal momento che stiamo parlando di qualcuno che non vive più.
Passò del tempo, dunque. Poi, nel silenzio (perfino il cane si
era taciuto in distanza) affiorò lentamente un rumore nuovo,
un rombo sordo e lontano che crebbe e divenne fortissimo. Fino a che
nel cielo del colore del latte si profilò una grande sagoma
scura: quella dell' MD80 dell'Alitalia in servizio tra Roma e Torino,
che lungo; ma ciò non ha una grande importanza, dal momento
che stiamo parlando di qualcuno che non vive più.
Passò del tempo, dunque. Poi, nel silenzio (perfino il cane si
era taciuto in distanza) affiorò lentamente un rumore nuovo,
un rombo sordo e lontano che crebbe e divenne fortissimo. Fino a che
nel cielo del colore del latte si profilò una grande sagoma
scura: quella dell' MD80 dell'Alitalia in servizio tra Roma e Torino,
che passava basso sulla collina, preparandosi ad atterrare
all'aeroporto di Caselle. Leggi l'indice - Richiedilo all'editore - Torna
| | |
|
|
|