Hanno cambiato faccia: le recensioni

HANNO CAMBIATO FACCIA
g.p. (Giuseppe Peruzzi), Cinema nuovo, giugno 1972

Sulla falsariga di una frase di Marcuse ("II terrore oggi si chiama tecnologia"), Corrado Farina, nel suo primo lungometraggio, Hanno cambiato faccia, intende sostenere che "i vampiri esistono ancora; non abitano più nei castelli sui Carpazi, ma sono travestiti da uomini d'affari, da capi di stato: sono coloro che hanno in mano le leve del potere".

Il vampiro del suo film - che in omaggio al più famoso vampiro dello schermo si chiama anch'egli Nosferatu - è un ingegnere, proprietario non solo della Auto Avio Motors, la fabbrica di automobili e aerei in cui è impiegato il dottor Alberto Valle (che rimanda al personaggio interpretato da Gustav von Wagenheim nel film di Murnau), ma anche di molte altre fabbriche, aziende, magazzini, banche, partiti d'opposizione: i giornali - afferma - gli appartengono, "a polizia gli appartiene". Grande industriale dei nostri tempi, Nosferatu si pone ovviamente come principale problema il reclutamento continuo di nuovi "consumatori", e quindi l'attenzione costante e ossessiva alla pubblicità: "La pietra filosofale del potere", sostiene, "è la tecnologia". A lui si oppone, in un primo momento, il dottor Valle, destinato a divenire presidente della Auto Avio Motors: "Avete cambiato faccia ", gli grida, " ma continuate a succhiare il sangue alla gente".

La complessa struttura del sistema capitalista e della società dei consumi viene cosi ridotta a un'imposizione talmente schematica da suscitare non poche perplessità: da una parte, sembra voler dire Farina, stanno pochi ma potentissimi e immortali "vampiri", dall'altra le "vittime". Una simile esasperazione manichea è tipica di chi non intende denunciare una situazione per trasformarla, ma desidera contemplarla, consciamente o inconsciamente, nella sua immobilità. Si può intanto osservare che, pur non volendo fare un qualunque film "di vampiri", Farina da quei film riprende non pochi ingredienti: si pensi ai paesaggi cupi e insolitamente nebbiosi, a Nosferatu che riceve soltanto di notte, all'atteggiamento enigmatico della sua segretaria Corinna, e soprattutto alla cripta (elemento immancabile in tale genere di prodotti), dove si trova la tomba di Nosferatu (nato nel 1801), da cui è caduta la N iniziale. Tutto ciò contribuisce per Io più alla ricerca di una comune suspense, lontana dalle ambizioni del film, che doveva "terrorizzare" lo spettatore proprio mostrandogli le cause e gli effetti del sistema politico-economico in cui è quotidianamente immerso. "Potrebbe capitare anche a voi, ma non li riconoscerete perché... hanno cambiato faccia", avvertono le locandine pubblicitarie; ma l'errore primo, o almeno il più vistoso, è proprio questo: che nel film i mostri si "riconoscono" subito, tanto essi, sotto gli abiti normali, appaiono "diversi" e "perversi". Cosi il modulo stilistico adottato, il "fantastico" (che in alcune parti rinvia alla maniera di Fellini, peraltro apertamente citato in modo caricaturale, insieme a quella di Godard e di Sade, nella preparazione dei Caroselli per la diffusione dell'Lsd), non sostenuto da una fantasia adeguata, scivola inevitabilmente nel "grottesco" esasperato e ridicolo (si veda la lunga sequenza della riunione di Nosferatu con i suoi principali collaboratori). E tuttavia, al di là dell'evidente civetteria di voler offrire uno spettacolo "insolito" servendosi di un genere quasi sempre usato a fini esclusivamente commerciali, esiste una più profonda " giustificazione ".

Parlando di film quali Nosferatu di Murnau o Destino di Lang, il Kracauer osserva che essi tendevano a " suggerire che tutte le sofferenze arrecate dalla tirannia o dal caos dovevano essere sopportate e superate in uno spirito di amore cristiano. Questo suggerimento aveva buon gioco in quanto implicava che le metamorfosi interiori contano più di qualsiasi trasformazione del mondo esterno, implicazione che giustifica l'avversione della borghesia verso i mutamenti sociali e politici ". Non a caso, in Hanno cambiato faccia, chi tenta di opporsi a Nosferatu viene da lui vinto e asservito. Inutile risulta, pertanto, la ribellione istintiva della "contestatrice" Laura (ma la sua "contestazione", a cominciare dal nome con cui si presenta, quello di Jane, la compagna di Tarzan, appare incredibilmente velleitaria e vacua), come inutile risulta quella, più meditata e violenta, di Alberto. Nosferatu non uccide fisicamente Laura e Alberto, come invece fa con il dipendente rivelatosi incapace, ma li sottomette: la prima, assunta da una grande azienda, si avvia verso tipiche prospettive piccolo borghesi, mentre il secondo diventerà il più fedele collaboratore del potente industriale. Se Nosferatu è il diavolo, Alberto è "predestinato" alla dannazione: due "demoni" sono le macchine che gli si affiancano per condurlo la prima volta alla villa dell'ingegnere, e nel finale del film, egli varca il cancello, ma la "segretaria" Corinna si ferma ad attendere che rientri, consenziente e rassegnato. E del resto, in una precedente sequenza-chiave, Alberto era entrato in chiesa, ma ne era stato scacciato - pur senza essere ancora " peccatore " -dal prete che gli aveva citato la frase biblica: "Egli non sa... che i suoi convitati siedono nel profondo dell'inferno".

In Hanno cambiato faccia nemmeno lo "spirito di amore cristiano" o le "metamorfosi interiori" dei due celebri film tedeschi sopra citati servono più: qualunque forma di ribellione essendo impossibile, non resta che l'ubbidienza e quindi, la complicità. Posta in termini cosi esplicitamente moralistico-religiosi, la pretesa critica dell'era tecnologica si traduce in un discorso reazionario, che contribuisce anzi a rinsaldare antichi pregiudizi duri a morire ("I miti non muoiono, si trasformano", afferma nel film Nosferatu).


Torna