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INTERVISTE - LOUIS I. KAHN

Louis I. Kahn è nato il 20 febbraio 1901 nell'isola di Osel, in Estonia. Dopo aver studiato alla Central High School, si è laureato in architettura all'Università di Pensylvania nel 1924. Le sue prime opere risalgono a cinque anni dopo, al 1929; nel 1941 ha lavorato con Howe, poi con Howe e Stonorov, infine solo con Stonorov. Dal 1945 in poi, ha lavorato praticamente da solo. Innumerevoli premi, riconoscimenti e lauree ad honorem ricevuti in tutto il mondo hanno segnato la sua carriera facendone uno dei piu prestigiosi architetti del XX secolo. Viveva a Filadelfia (Pensylvania, U.S.A.) dove è stata realizzata nel 1971 questa intervista, durante le riprese del documentario Dialoghi dell'acciaio (Primo premio al Festival Nazionale del Film Industriale 1972). Louis Kahn è morto a New York nel 1974.

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Gente, polizia, sirene, traffico, paura, sospetto, violenza, confusione, luci, rumori. Lasciare New York dopo pochi ma intensi giorni di reciproca conoscenza è, tutto sommato, un sollievo. E quando, dopo parecchi chilometri, gli edifici scoprono per la prima volta un prato verde di campagna, se ne ha un senso dl visualizzazione dell'assurdo non dissimile da quello di certi maestri del surrealismo: il verde che si spalanca inopinatamente nell'interminabile parete di edifici grigi risponde, insomma, alle stesse leggi emozionali della porta di Magritte che si spalanca nell'azzurro terso del cielo. In fondo a questa autostrada, che abbandona lo Stato dl New York e, dopo aver attraversato iI New Jersey, si addentra nella Pensylvania, c'è la città di Filadelfia e, in essa, un appuntamento con Louis I. Kahn.
Un famoso architetto, dicono, e con questo credono di averlo liquidate. Ma durante il lungo percorso c'e II tempo dl sfogliare una rivlsta francese dedi-cata a lui e alle sue opere; e su questa rivista ci sono anche Ie parole con cui Kahn ha iniziato, qualche anno fa, una sua conferenza dedicata allo Spazio e all'lspirazione: "Inspiration is the feeling of beginning at the threshold where Silence and Light meet: Silence, with its desire to be, and Light, the giver of all presences. This, I believe, is in all living things. In the tree. In the rose. In the microbe".
No. Questo non è un parlare da architetto. Kahn, evidentemente, deve essere qualche cosa di più: un filosofo, fors'anche un umanista, forse addirittura un uomo (ma è incrediblle, via, sono ipotesi assurde in quest'America degli anni settanta, in cui i grandi sembrano bambini, i bambini sembrano grandi, Ie automoblli sembrano giocattoli e i poliziotti sembrano marziani).
Ecco Filadelfia, Ie sue strade larghe, la sua State House in cui fu proclamata nel 1776 la dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti, il suo aspetto pacioso, conservatore e bigotto di grossa città di provincia. Ed ecco, in un anonimo edificio di una non meno anonima strada (ma perchè i più grandi architetti del mondo cercano caparbiamente, per abitarvi e lavorarvi, i luoghl piu insignificanti?), ecco lo studio dl Louis Kahn.
E' nato il 20 febbraio del 1901, ha passato i settant'anni e ne dimostra almeno dieci di meno. Capelli bianchi spettinati, aspetto dimesso, occhi giovani e vivacissimi in un volto segnato dalle cicatrici, una sensazionale capacità di stabilire un rapporto umano in pochi minuti, di mettere a proprio agio i visitatorl, di trasformare un'intervista in una piacevole chiacchierata fra amici. L'argomento, è quasi inutile dirlo, è I'acciaio; anche perchè, fra Ie opinioni dl grandi uomini che hanno pensato in acciaio e lo hanno utilizzato nelle loro opere, diventa ancora più interessante sentire quella dell'unico che, quasi costantemente, è rifuggito dall'utilizzare questo materiale.
Anche Ie sue opere piu recenti, come la Biblioteca dl Exeter, iI Museo d'Arte dl Fort Worth, la fabbrica dell'Olivetti in Pensylvania, iI Monumento ai Martiri Ebraici a New York, si servono prevalentemente di altri materiali, iI cristallo, iI cemento armato, iI legno, i mattoni. L'acclalo vi occupa un posto troppo marginale perche non ci sia dietro un raglonamento, una scelta precisa. Quale? La risposta arriva immedlata: - Steel wants to be steel...

L'acciaio vuole essere acciaio, e non iI servitore di un altro materiale. Esso ha in sè un'enorme potenzialità dl forme completamente diverse da quelle di altri materiali. Proprio per questo io ho sempre cercato dl utilizzarlo, pur tenendo conto dl certe norme in vigore negll StatI Unitl. Se ad esempio sono costretto a ricoprire I'acclalo con calcestruzzo preferisco pluttosto rinunclare al suo impiego.
Per me, infatti, la percezlone della vera essenza di un materiale è così importante nella scelta del materiale stesso da determinare una certa resistenza al suo impiego se vi è qualcosa che stona con la sua bellezza intrinseca.
lo so che soffro a dover vernlciare o ricoprire in qualche modo I'acclalo, perchè in tal caso la meraviglia ml abbandona. E se la meraviglia di un materiale non può essere messa in mostra, io ne evito I'impiego.

La cadenza retorlca, quasi scesplriana, della frase iniziale, ha poi subito trovato un ridimensionamento, un bilanciamento umano, nella pacatezza della voce, nell'ammiccare sereno degli occhi dietro alle lenti.

Bellezza non significa apparenza gradevole bensì armonia, o meglio ar-monia naturale. E ai fini di questa armonia naturale ciascun materiale inventato o scoperto dovrebbe venire impiegato nel suo stato naturale.
Se il materiale viene in qualche modo ricoperto, I'armonia è violata e tutta la meraviglia è persa.
Ora, se il cemento armato sl puà paragonare a un elefante, la bellezza dell'acciaio ricorda quella di un Insetto, e per il suo aspetto e per la sua robustezza. E la meraviglia dell'acciaio risiede nel fatto che esso è in grado di esprimere Ie sue qualità di insetto, cioè sottigliezza e forza.
lo sono stato sempre consapevole di questa intrinseca bellezza. Per questo ad esempio non amo un elemento scatolare in acciaio, con quattro lati che racchiudono e nascondono una cavità Interna: un elemento di questo genere non mi impressiona, non mi emoziona, poichè non palesa chiaramente la sua sagoma. Al contrario, sono impressionato ed emozionato quando l'effettivo spessore dell'acciaio può essere esposto.
Per esempio, io sto pensando che la miglior soluzlone per gli edifici della Mostra per il secondo centenario di Filadelfia sarebbe quella di costruire dei grandi palazzi di vetro che ricoprano, proteggendole dalle intemperie, tutte Ie costruzioni interne. Le strutture portanti di questi palazzi potrebbero essere costruite solo In acciaio, a causa della grande quantità di luce che sarebbe necessaria. E in esse il materiale potrebbe rivelare la sua autentica natura.
Per le stesse ragioni che ho detto prima non ml piace usare l'accialo verniciato. Si possono infatti appllcargli tinte assal belle, e dargli un aspetto diciamo così psichedelico; ma la vernice rimane pur sempre una sottile pellicola che nasconde la vera natura del materiale e non ne esalta la funzionalità. Per questo mi piacciono soprattutto l'acciaio inossidabile e il cor-ten: si tratta di materiali che non richiedono alcun trattamento e possono pertanto esprimere la loro vera natura.
In un edificio che sto ora progettando a New-Haven, impiego acciaio inossidabile non lucidato; l'aspetto esterno è simile a quello del piombo, si armonizza assai bene con il vetro, ed entrambi appaiono molto belli nel loro rapporto con gli altrl materiali.

Si alza per cercare dei fogli di carta e una matita. II suo parlare è fluldo, veloce; eppure, modestamente, si scusa. Afferma che gli è più facile parlare se può illustrare con degli schizzi le cose che dice.

Ritengo naturale che un edificio dl grande altezza sia costruito In accciaio: si tratta del sistema di gran lunga più economico, e la leggerezza, o meglio il peso ridotto dell'edificio, risulta assai importante.
Sono convlnto che verrà un giorno in cui coloro che si interessano ai problemi dell'ingegneria sapranno preventivare il costo di un edificio in base al suo peso, e l'accialo permette di realizzare edifici con il minimo peso. Esso avrà quindi in futuro un ruolo importantissimo nel ridurre i costi degli edifici, sia dal punto di vista della manodopera che da quello dei materiali, permettendo anche un crescente impiego di elementi prefabbricatl.
Ma, lo ripeto, se deve essere ricoperto, il suo potere espressivo è perso; e questo è il suo dilemma.
E' un vero peccato che in una struttura di cemento armato l'accialo non si possa mettere in mostra. Ma, se si fosse molto onesti nell'aspetto esterno che si dà al cemento, lo si potrebbe almeno fare indovinare.
A mio avviso, questo finora non è stato fatto nel modo giusto. Le costruzioni in cemento armato cercano tuttora di imitare nelle loro forme le costruzioni in muratura, mentre l'acciaio che è all'interno dovrebbe venire espresso nei suoi veri valorl dando al cemento un aspetto differente da quello odierno...

La sua matita corre veloce sui fogli, tracciando schemi, righe, parole, chiarendo le cose che dice, completandole con segni stilizzati.

... Una stanza è una stanza solo se dall'interno si comprende chiaramente come è fatta. Pertanto, se costrulte una stanza con un telaio di acciaio, essa deve denunciare in tutti gli angoli iI materiale di cui è fatta, deve mettere in mostra l'acciaio come suo elemento creatore.
L'acciaio, insomma, deve essere portato a esprimere sempre più il proprio carattere senza cercare di imitare qualsiasi altro materiale, cosa che del resto sarebbe impossiblle. Se ad esempio un montante cavo viene utilizzato per la distribuzione dell'aria, o per condutture elettriche o per altri servizi, solo allora il materiale viene impiegato ed espresso in modo veramente bello. Non mi piace al contrario se un montante cavo in acciaio non porta nulla entro la sua cavità, poichè in tal caso il materiale non esprime le sue qualità.

Continua a parlare tranquillo scostandosi ogni tanto Ie ciocche dl capelli bianchi che gli spiovono sugli occhi. E, ascoltando Ie parole dell'uomo Kahn, si comprende I'intera opera dell'architetto Kahn.

Vorrel aggiungere qualche cosa rlguardo al senso di meraviglia che è insito nell'acciaio, e che deriva dalla stessa natura di questo materiale.
L'acciaio, il cemento, i mattoni e gll altri materiali hanno ciascuno una pro-pria natura, un loro proprio ordine. Se io potessi chiedergli: " Che cosa ti piace, mattone? ", il mattone mi risponderebbe: "Mi piace un arco". E se domando al mattone perchè non posso impiegare al dl sopra dl una apertura in una parete di mattoni un elemento in acciaio oppure una trave di cemento armato, il mattone mi risponde: "Sì, tu puoi impiegarlo, ma facendo ciò non mi valorizzi, non mi rendi onore. Tu mi valorizzi solamente se mi dai le piene simboliche possibilità del mio materiale. Se mi dai un arco, io mi comporto con la massima gloria ". Una trave in acciaio è una soluzione di ripiego; una trave in cemento armato è troppo imponente. Entrambe le soluzioni umiliano i mattoni; e, avendo a che fare con i mattoni, si cerca di farii vivere o morire, ma non si cerca di umiliarli...

Uno degli architetti più famosi del mondo, certo. Ma soprattutto un uomo che, pur vivendo in un tempo che si nutre di violenza, ha compreso come la vita sia fatta di rispetto. Rispetto non solo degli altri uomini ma anche, e soprattutto, delle cose che ci circondano, e che noi tocchlamo e trasformiamo.

... Se invece parlate all'accialo, egli vuole dirvi quanto è forte: ed è per questo che i collegamenti, le giunzioni, sono così importanti in questo materiale. Ma se la prima funzione dei glunti in acciaio è la forza, quella subito dopo è l'ornamento: si deve fare in modo cioè che essi non siano solamente bulloni o saldature ma anche qualche cosa di bello, di qualità altamente decorativa, di cui l'accialo possa andare fiero, nello stesso modo in cui i mattoni vanno fieri se si dà loro un arco invece che una trave in cemento armato o un elemento in acciaio.

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