Storia di sesso e di fumetto: le recensioni

Claudio Bertieri: "Stuzzicanti itinerari nel segno della fantasia"
Rivivere il passato tra pagine e schermi

Ricordate la vicenda di Sogni proibiti (1947), un film con Danny Kaye, che gli spettatori di allora sicuramente non avranno dimenticato per líoriginalità dello spunto e la felicità dellíinterpretazione? Si tratta, per dirla stretta, di un giornalista timido, vessato dalla madre e dal direttore, che non trova di meglio che evadere nella propria immaginazione immergendosi in panni altrui. Ovviamente, si sceglie personalità di spicco: il grande chirurgo, il temibile giustiziere, il giocatore senza rivali.

Il soggetto nasceva da uno splendido racconto umoristico di James Thurber e Kaye lo interpretava alla sua maniera, con travolgente slancio mimetico e sicure capacità istrioniche. Si era alla fine degli anni Quaranta ed il pubblico, non ancora smaliziato come al presente, accoglieva siffatti spunti con indubbia simpatia e partecipazione. Di questo intreccio tra realtà e fantasia, di cui pure Woody Allen si ricorderà a metà degli anni Ottanta immaginando il canovaccio di La rosa purpurea del Cairo (1985), una decina díanni prima del collega statunitense si rammenta un regista italiano che ama in eguale misura il cinema e il fumetto.

Da qualche tempo ha terminato il suo secondo film, Baba Yaga (1973), derivato da un racconto disegnato di Guido Crepax. Contrariamente alle attese, i risultati non líhanno soddisfatto nonostante líimpegno riversato nellíoperazione di traduzione in sequenze delle tavole díorigine. La censura, per parte sua, è intervenuta con mano pesante e líautore, il torinese Corrado Farina, poco più che trentenne, di ottima cultura figurale, sensibile e niente affatto portato allíindifferenza o al campare tranquillo, entra in crisi.

La delusione per la non riuscita di un film in cui credeva fermamente non riesce tuttavia a sopraffare la sua convinzione circa un possibile, e felice, incontro tra immagini fisse e in movimento. Considerata la situazione del cinema nazionale -al momento, esauriti i filoni del mitologico, degli spaghetti western, degli 007 caserecci, Cinecittà sta scoprendo quello sexy, auspice involontario il Pasolini della "Trilogia della vita"-, Farina pone allora mano al plot di Storia di sesso e di fumetto, una vicenda ove un editore di successo, attraversando i vari "generi" della fiction, viene coinvolto in surreali avventure dalla inopinata presenza degli eroi e delle eroine della sua scuderia: la disinvolta Jessica, líindiana Pantera Nera, il sadico Mentula (alias Dracula), e qualche altra creatura di carta.

Il soggetto, fitto di suggestivi riferimenti alla mitologia filmica e fumettistica, per quanto appetibile e divertente non trova però la via del set, ora giudicato dai produttori "una cosa intellettuale", ora rifiutato nettamente. Un quarto di secolo dopo Farina ce lo offre in una forma narrativa "più acconcia", come precisa nella prefazione (1).

Dire che il racconto costituisce una piacevolissima sorpresa non risponde al vero, ché delle sue qualità di scrittore già avevamo avuto positive prove attraverso le pagine di Un posto al buio (1994) e Giallo antico (1999). Mischiando con intelligenza e attenta misura gli elementi che da sempre lo hanno intrigato (il cinema, la detection, i fumetti, líazione spigliata), gli riesce di comporre suadenti itinerari nei quali, ovviamente, i lettori, suoi sodali, si immergono con giustificato diletto.

Comunque, Storia di sesso e di fumetto racchiude nelle sue duecento e più pagine una ulteriore chicca: uníappendice, dal titolo Luci rosse su fondo bianco, ove Farina racconta con garbo ed esperta conoscenza di lettore/spettatore le vicende dellíeros vissuto in mezzo secolo sullo schermo e sulle pagine quadrettate. Rileggendo Gilda piuttosto che Duello al sole, Riso amaro o Rocco e i suoi fratelli, per giungere a Intimacy o Una relazione privata, traccia un convincente profilo della materia. Né è da meno occupandosi del versante contiguo, quello popolato da Isabella, dalle donnine di Manara o da quelle di Frollo. (...)

Claudio Bertieri

(1) - "Storia di sesso e di fumetto", Edizioni Mare Nero, Roma, 2001


Storia di sesso e di fumetto
(S.P., 15.7.2002)

Non crediamo siano in molti, a parte i lettori di "Nocturno", a conoscere il nome di Corrado Farina, regista noto soprattutto per aver diretto nel 1973 il primo adattamento cinematografico delle avventure a fumetti di Valentina, l'eroina creata da Guido Crepax. Un piccolo cult, al quale lo stesso Crepax collaborò in prima persona, che riprende nel taglio delle inquadrature e nel montaggio "creativo" le suggestioni delle tavole del fumetto originale sospese a metà tra eros e horror.

Nei panni della protagonista c'era la giovanissima attrice francese Isabelle De Funès, figlia del celebre comico Luis, graziosa ma decisamente miscasted come Valentina; mentre in quelli della strega del titolo troviamo nientemeno che Carroll Baker, le cui scene di nudo (tra cui quella integrale del finale) furono tagliate dalla produzione all'insaputa del regista, rendendo il film incomprensibile in molti passaggi e in particolare nella scena clou.

Non sarebbe male recuperare l'altro suo lungometraggio, l'introvabile Hanno cambiato faccia, con Adolfo Celi, Giuliano Disperati e Geraldine Hooper, primo premio ex-aequo al Festival Internazionale di Locarno nel 1971, un horror socio-politico in anticipo sui tempi in cui i moderni vampiri ci "dissanguano" obbligandoci a consumare e comprare qualsiasi cosa, dominando un mondo vittima della pubblicità, del marketing e della globalizzazione coatta.

Da tutto questo si capisce che Farina non poteva certo fare molta strada nel cinema "normale; e infatti così è andata, consegnando l'autore, ironia della sorte, a una carriera di caroselli pubblicitari e a qualche aiuto regia (L'amore coniugale di Dacia Maraini, La notte dei fiori di Gian Vittorio Baldi).

Da sempre appassionato di fumetti, per questo romanzo breve Corrado Farina ha rispolverato una vecchia idea dei primi anni '70: un soggetto pensato per il cinema che, come lo stesso autore ci racconta nella prefazione, non incontrò il favore né di un "Produttore Serio", eventualmente interessato a un decameroneide alla Pasolini all'epoca di moda, né quello di un "Produttore Cialtrone", di quelli specializzati in film di exploitation.

A distanza di un quarto di secolo, quel soggetto per il grande schermo è diventato un romanzo che racconta le spassose e paradossali vicende di Bonaventura Coluzzi, un editore di "fumetti per adulti" che viene coinvolto in prima persona nel mondo scatenato e pirotecnico dei suoi personaggi: Lesbia, Jessica, Sheila 069, la Vergine Masochista, Lucky James, Johnnie Fonzie. La girandola di avventure di Storia di sesso e di fumetto è un buffo pastiche che in parte ricorda certi racconti di Osvaldo Soriano (l'inarrivabile capolavoro Triste, solitario y final su tutti), per il gusto della contaminazione dei generi, l'impianto narrativo e i rimandi al cinema di exploitation e di genere (commedia erotica, western, poliziesco, cappa e spada, spionaggio), la citazione ironica e il ritmo frenetico da comica finale.

Il libro è interessante anche come affettuosa rievocazione degli anni '70, e in particolare dell'epoca d'oro dei porno pocket della Edifumetto, in cui è impossibile non riconoscere una rivisitazione parodistica nelle Edizioni Comicpress del protagonista. In appendice al romanzo, Corrado Farina, che prima ancora di essere regista e scrittore, è stato critico cinematografico e autore di storie a fumetti, recupera la sua funzione di saggista e di critico, chiudendo il volume con la rievocazione della genesi di Baba Yaga e con le sue personali e acute considerazioni su cinquant'anni di erotismo nei fumetti e nel cinema. Sesso, cinema e fumetti che nel frattempo, proprio come nel primo film del regista, "hanno cambiato faccia" e, aggiungiamo noi, si sono trasformati in moderni vampiri del consumo succhiatutto usa-e-getta...

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