STORIA DI SESSO E DI FUMETTO
I
QUI COMINCIA LAVVENTURA
DEL SIGNOR BONAVENTURA
Ledificio sorgeva alla base di un erto pendio collinare, e
in quella luce livida di prossimo temporale la sua massa incuteva
soggezione e paura, come spesso succede ai luoghi in cui si annidano
il Potere e coloro che lo gestiscono. Alti muri sbarravano il passo a
chi non era desiderato, e uomini armati sorvegliavano il portone di
ingresso. Le finestre parevano ferite orizzontali aperte a colpi di frusta o di sciabola sulla facciata disadorna, a unaltezza tale d
a impedire ai raggi del sole di penetrare allinterno e a chi
stava dentro di trarre conforto e calore dai raggi del sole.
Nel procedere lungo tetri corridoi, lo sguardo sprofondava in
precipiti scalette o tentava di inerpicarsi su per strette bocche di
lupo nel tentativo di raggiungere qualche sprazzo di luce del giorno;
oppure ancora scorreva lungo file di porticine, tutte uguali e tutte
ugualmente sbarrate.
Dietro ognuna di quelle porte chiuse si svolgeva un dramma, si
compiva il destino di qualche essere umano colà trascinato per
rispondere di delitti non sempre commessi, e che il caso aveva
precipitato fra gli ingranaggi di un meccanismo spietato. Voci fioche
filtravano talvolta attraverso i battenti, ma non era facile
distinguere le parole a causa di un rumore sordo e remoto proveniente
dal di fuori che aveva incominciato a sgrondare nelledificio,
aumentando rapidamente e diventando frastuono. Limprovviso
deflagrare di un tuono che spazzò i corridoi fu la conferma
che la tempesta, come una vendetta di Dio, aveva raggiunto e avvolto
lintero edificio.
Malgrado il rumoreggiare della pioggia, scegliendo a caso una delle
porte e avvicinandosi ad essa, un visitatore indiscreto e dalle
orecchie fini sarebbe forse riuscito a cogliere alcuni brandelli di
dialogo:
- Sei nelle mie mani, cagna!... E questa volta non ne uscirai facilmente!
- Te ne approfitti perché sono incatenata, bastardo...
La voce che aveva pronunciato la prima frase sembrava appartenere a
una sorta di Accusatore, ma non mostrava traccia di
quellautocontrollo e di quella serena capacità di
giudizio che sarebbero auspicabili in chiunque gestisca il Potere;
era invece una voce rozza, alterata dalle passioni, gonfia dira
e di istinti repressi. Al contrario, la voce di colei che gli aveva
risposto, e che non ci si sarebbe meravigliati di sentire spaurita e
indifesa, vibrava di inaspettata fierezza.
- Luomo fa un passo avanti e si sbottona le brache,
osservando il corpo nudo e indifeso della fanciulla...
Una terza voce, maschile, si era aggiunta adesso, inopinatamente,
alle prime due. Dal timbro, avrebbe potuto essere quella di un
secondo Accusatore, dotato di quellautocontrollo che mancava al
suo collega se non addirittura di una forma di distacco sardonico: ma
dalle parole la si sarebbe attribuita piuttosto a qualcuno che
assisteva agli eventi anziché parteciparvi, un cronista
imparziale anziché un attore del dramma.
- Sei bella, Jessica... - riprendeva intanto la prima voce - Il tuo
corpo stupendo eccita in me la lussuria...
- Non ti avvicinare, maiale! Non oserai...
- Oh, sì, invece... e non ti farò rimpiangere il tuo
stallone preferito...
- Mi fai schifo... Splù-tt...!!!
- Ah! Questa me la paghi, troia... Sciàf! Sciàf!
- Ahhh!
Un tuono più violento degli altri coprì lultimo
grido della donna oltraggiata, come se la furia stessa degli elementi
volesse ribellarsi a ciò che sentiva. Ma il visitatore
indiscreto (in cui, volendo, ci possiamo identificare) aveva
già ascoltato abbastanza per sentirsi mosso a curiosità
e tentare di aprire la porta: la quale, per fortuna, non era chiusa a
chiave e si socchiuse adagio, con un cigolio sinistro ma sommesso,
rivelando prima i protagonisti e poi lintero scenario del
dramma.
Luomo e la donna che stavano parlando erano compostamente
seduti su due sedie pieghevoli di plastica bianca. Lui, sulla
cinquantina, pelato, indossava un completo di grisaglia grigia, aveva
l'aria mite di un impiegato prossimo alla pensione, e nelle pause del
dialogo si guardava nervosamente attorno con un paio di occhi cerulei
che parevano esprimere una sorta di attonita angoscia per le brutture
del mondo. Lei invece era una zitella di mezza età, chiusa in
un abito scuro dal taglio severo, con labbra sottili serrate in una
smorfia di disgusto e un paio di occhiali saldamente ancorati su un
naso più simile a quello di un armadillo che a quello di un
essere umano.
L'uomo si schiarì la voce con un discreto colpetto di tosse e
riprese:
- Così impari, stronza... E adesso, spalanca le gambe!
Con uno sforzo evidente, la donna indusse a dischiudersi non
già le gambe (peraltro coperte fino a sotto il ginocchio dalla
gonna del tailleur) bensì le labbra, facendone uscire alcuni
suoni di difficile classificazione:
- Oh... ah... Mi fai male... mmm...
- Ti piace, puttana? Non è vero che ti piace?
- Oh, sì... mmm... sì che mi piace... mmm...
- La fanciulla soggiace alla furia bestiale delluomo...
La terza voce, che adesso interveniva di nuovo, apparteneva a un
terzo individuo, seduto accanto agli altri su una terza sedia di
plastica. Era più giovane e più corpulento, e indossava
un doppiopetto scuro che sembrava aver perso da tempo i contatti con
il ferro da stiro, e la cui giacca nessuno sarebbe mai più
riuscito ad abbottonare. Un sorrisetto ironico allangolo della
bocca gli conferiva unaria molto più disinvolta degli
altri.
Lambiente in cui si trovavano i tre personaggi era uno stanzone
disadorno diviso in due da una balaustra di legno. Dietro ad essa, su
una pedana rialzata, tre persone in toga nera sedevano a un tavolo
lungo, e un ometto anziano stenografava veloce a un secondo tavolino
in disparte. Nella parte più vicina alla porta cerano
altre sedie di plastica con una ventina di persone in ordine sparso;
alla parete, gli unici ornamenti erano rappresentati da un crocefisso
in finto legno e da una fotografia incorniciata di Giovanni Leone,
Presidente della Repubblica Italiana.
La donna, intanto, aveva ripreso a parlare:
- Oh, sì.... sìììì... continua...
dammene ancora di più... ohhh... ahhh...
La sua voce sfociò con qualche fatica in un delta fluviale di
vocali strascicate e aspirate, prima di impantanarsi in un silenzio
gravido di minaccia. Essa girò una pagina del libriccino che
teneva fra le mani, ne girò unaltra ancora e alzò
lo sguardo verso uno degli uomini in toga, togliendosi gli occhiali
con un gesto deciso:
- Signor Presidente, nelle pagine successive, a parte una serie di
immagini la cui natura brutalmente pornografica lei può
verificare de visu sulla copia che ha agli atti, non ci
sono altro che suoni onomatopeici e mugolii animaleschi... Chiedo
quindi di essere dispensata dal continuare...
Preso in contropiede, uno dei tre uomini in toga sobbalzò: era
un arzillo vecchietto con i capelli bianchi tagliati cortissimi e una
mascella accuratamente sbarbata, che aveva ascoltato tutto il dialogo
svoltosi fino a quel punto con una partecipazione e un coinvolgimento
totali, allargando ulteriormente le orecchie già a sventola e
chinandosi un poco in avanti sul piano del tavolo per non perdere una
sola battuta.
Lultima frase pronunciata dalla donna sembrò farlo
uscire bruscamente da un sogno per tornare alla realtà.
Sbatté alcune volte le palpebre, mentre gli occhi sgranati
riprendevano pian piano la loro dimensione abituale. Con un
fazzoletto pulito si terse alcune goccioline di sudore che gli
imperlavano la fronte.
- Eh? Ah, sì, certo, dottoressa Carodìo... Credo che
questo piccolo... ehm... saggio di recitazione sia stato molto
interessante e... sì, sufficientemente esauriente... Ora,
poiché limputato ha chiesto di rendere alcune
dichiarazioni, ha la facoltà di parlare... - consultò
un appunto che aveva sul tavolo - ... Si accomodi, dottor
Coluzzi...
Bonaventura Coluzzi, titolare della casa editrice Comicpress, si
alzò dalla prima fila di sedie e si avvicinò alla
balaustra. Era un uomo di bella presenza e dal volto ancora giovane,
reso più autorevole da alcune striature dargento sui
capelli alle tempie. Vestiva con una certa noncurante eleganza un
abito grigio perfettamente stirato e aveva unaria intelligente
e simpatica, anche se un po' annoiata. Parlò con la tipica
sicurezza di chi sa perfettamente dove vuole arrivare:
- Signor Presidente, sarò molto breve, poiché conosco
troppo bene il valore del tempo per perdere il mio e abusare del
vostro. Come la maggior parte di voi sa benissimo, questa non
è la prima volta che vengo accusato di stampa e diffusione di
materiale osceno. La mia casa editrice è specializzata in quel
genere di pubblicazioni che sono comunemente definite fumetti
per adulti, e viene periodicamente portata in giudizio da
qualche bacchettone che pensa di vivere ancora nellOttocento e
non si è accorto che ci stiamo avvicinando alla fine del
ventesimo secolo e del secondo millennio...