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INTERVISTE - KENZO TANGE

Kenzo Tange è nato a Osaka nel 1913. Dopo essersi laureato in architettura all'Università di Tokyo ha lavorato per quattro anni nello studio di Kunio Maekawa, un discepolo di Le Corbusier. Nel 1946 è diventato professore nella stessa Università in cui aveva studiato e ha creato il Laboratorio Tange. Nel 1949 ha vinto il concorso per la realizzazione del Memoriale della Pace a Hiroshima; successivamente, ha lavorato in tutto il modo, ricevendo numerosi riconoscimenti e diventando uno dei piu prestigiosi architetti del XX seolo. Nella sua opera sono manifeste le influenze di Le Corbusier e dell'architettura tradizionale giapponese, reinterpretata con materiali moderni come il cemento armato e l'acciaio. Viveva a Tokyo, dove è stata realizzata nel 1971 questa intervista, durante le riprese del documentario Dialoghi dell'acciaio (Primo premio al Festival Nazionale del Film Industriale 1972), e dove è morto nel 2005.

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A guardarla dall'aereo, la si direbbe una scatola di costruzioni, rovesciata sul pavimento della camera di un bambino, e poi puntigliosamente ordinata: tanti cubetti simili fra loro, a perdita d'occhio in tutte Ie direzioni, una superficie pressoché compatta su cui i nastri delle sopraelevate sembrano adagiarsi con cautela, quasi cercando il posto giusto per affondare i loro piloni d'acciaio senza schiacciare nessuno.
Tokyo è tutta li: uno smisurato gioco per ragazzi, un plastico meraviglioso in cui tutto è perfetto, in cui i trenini corrono sui binari, Ie automobili si incrociano sulle strade, i passaggi a livello si alzano e si abbassano, e magari Ie luci delle case si accendono davvero.
Poi ci si avvicina e si incominciano a vedere Ie centinaia di migliaia di puntini neri che brulicano per Ie strade, tutti veloci, tutti indaffarati, tutti uguali. E allora, in questa frenesia di vita, ecco che si perde il senso del plastico e si trova quello del termitaio umano. E la meraviglia per la perfezione di quella immensa comunità si mescola subito con un senso di angoscia quasi intollerabile, perché, mentre sai benissimo che ognuna di quelle formiche è un essere umano come te, di quassù hai I'impressione che non ci voglia davvero niente a sterminarle tutte con un solo pestone.
Dodici milioni di esseri umani è una cifra che, a buttarla lì, lascia un po' il tempo che trova, perché in fondo ne sfugge la portata reale. Ma se poi si capita a Ginza Street nelle ore di punta, e quei dodici milioni di persone li si trova tutti li, dal primo all'ultimo, con Ie loro espressioni caratteristiche, Ie loro camicie bianche e il loro passo svelto, allora veramente si incomincia a capire perché il Giappone, circondato da ogni parte dal mare, incominci a soffocare; e per contrasto ci si trova a pensare, con una certa nostalgia, alle deserte, sterminate distese di pini e di laghi dell'Alaska, dove I'aereo da New York ha fatto scalo il giorno prima.
A Tokyo, gli alberghi sono un po' come Ie oasi, in cui ci si ferma per bere, riposare e connettere. Perché, negli alberghi, c'è sempre qualcuno che paria almeno I'inglese, e si possono quindi avere preziose indicazioni su come arrivare a un certo indirizzo; cosa tutt'altro che facile, dal momento che a Tokyo Ie strade non hanno nomi. D'altra parte, non si può presumere di trovare a caso, fra dodici milioni di persone, I'architetto Kenzo Tange, con cui, fin da Roma, è stato fissato un appuntamento (e poco manca che, a causa di un'oscura vicenda di fusi orari, non ci si arrivi con un giorno di ritardo).
Tange è nello studio dove i suoi allievi stanno preparando plastici e progetti, una via di mezzo tra I'ufficio del tecnico e la bottega del falegname. E' piccolo, premuroso e gentile come tutti i suoi compatrioti; ma i suoi molteplici viaggi e lavori in Europa e in America gli hanno anche conferito una sorta di elegante "nonchalance" da uomo di mondo occidentale. I capelli sono ordinatamente lisciati all'indietro, gli occhi sprizzano furberia e sorriso; la voce, quando incomincia a parlare, ha un ritmo armonioso, melodico...

Il primo problema che un architetto deve affrontare è quello di creare uno spazio entro il quale gli uomini possano vivere. Perciò prima di tutto egli deve conoscere Ie loro esigenze: abitare, dormire, mangiare, studiare, lavorare... Ma questo in pratica è molto difficile, perché spesso Ie esigenze di una persona sono diverse da quelle di un'altra. Facciamo un esempio: se si deve costruire un municipio, Ie esigenze del sindaco o degli impiegati sono molto diverse da quelle di chi sta al di fuori e dovrà servirsi dell'edificio. Bisogna dunque che un architetto sappia precisamente ciò che la gente cerca e si aspetta; e poiché spesso questi desideri sono nascosti od inconsci, lui deve scoprirli e tradurli nella forma. Facendo così, un municipio, un ospedale, una scuola, una casa, prenderanno una forma specifica secondo la propria funzione. Però questo non basta. Nel passato, un architetto pensava solo all'ambiente materiale, cioè a ciò che è visibile, sensibile e toccabile. Ma spesso nei desideri della gente c'è anche un contenuto spirituale. In questo caso, se si vuole esprimere esaurientemente il significato dello spazio, bisogna creare qualche cosa di simbolico. Per esempio, nella costruzione di una chiesa I'architetto dovrà considerate I'esigenza spirituale della gente; mentre, in uno stadio sportivo, cercherà di creare uno spazio in cui gli atleti vengano stimolati e sollecitati. In questi casi, la concezione dell'edificio non sarà più solo funzionale ma diventerà simbolica ...

Non si può non pensare, mentre si ascoltano queste parole, alla Cattedrale di S. Maria, che Tange ha costruito dall'altra parte di Tokyo: una fuga di linee verso I'alto su una pianta a forma di croce, quasi un'elevazione. L'interno ricorda Ie cattedrali dei film di Eisenstein, sia come struttura scenografica che come carica emozionale; e ci si respira, anche se in chiave differente, la stessa religiosità atavica, viscerale, che si trova ancora nelle chiesette della Polinesia o nei templi della Thailandia, ma che da secoli si è perduta nei trionfi bizantini delle nostre basiliche occidentali.

... Inoltre penso che si presenti un altro problema. L'ambiente globale dell'uomo non è soltanto I'edificio individuale ma I'insieme degli edifici. E'' motto importante perciò il sistema di combinazione, cioè il modo di armonizzare i vari elementi.
Prendiamo come esempio una casa. In una casa ci sono la camera da letto, la sala da pranzo, la cucina, ecc.; ma questi elementi individuali vengono uniti tramite il corridoio. che quindi ha una funzione importantissima.
Anche in una scuola, le aule vengono riunite per mezzo dei corridoi. Nel passato si dava molta importanza alle aule, come luogo dove il professore insegna agli studenti; e di conseguenza si cercava di costruire i corridoi con il minor spazio possibile. Noi oggi però cominciamo a pensare che il corridoio sia più importante delle aule, perché è I'unico posto in cui non soltanto gli studenti e i professori ma anche gli studenti delle diverse classi possono comunicare vicendevolmente. Si potrebbe asserire che il luogo della comunicazione di tutta la comunità diventa importantissimo.
Lo stesso principio si può applicare ad una città: in essa ci sono molti elementi individuali (edifici e case), uniti tramite Ie strade oppure Ie piazze. Questo avviene non solo in senso orizzontale ma anche verticale, grazie alle sopraelevate, ai metro, agli ascensori, alle scale mobili. E tutto questo sistema di strade e di comunicazioni che uniscono Ie singole costruzioni diventa molto più importante di esse, perché nelle strade noi possiamo incontrarci con persone che non conosciamo, e ogni cittadino prende coscienza della comunità dei cittadini. Così, ogni individuo si inserisce nello spazio sociale...

Molte delle opere realizzate da Tange nel suo paese, sembrano riproporre, anche se con sensibilità moderna e materiali moderni, antichissimi motivi strutturali che si perdono nel passato remoto della cultura giapponese. E lui è I'unica persona al mondo in grado di dire se si tratta di una coincidenza o se invece è il frutto di una ricerca ben precisa, condotta su basi comuni di gusto, di cultura, di sensibilità.

Circa dieci anni fa, e cioè verso il 1960, ho avuto alcune difficoltà nella costruzione di edifici in stile moderno. Sembrava che ci fosse qualche incompatibilità di fondo tra I'architettura moderna e la sensibilità popolare dei cittadini. Allora, noi architetti giapponesi avevamo pensato che fosse necessario introdurre alcuni elementi tradizionali per poter venire incontro alla sensibilità del popolo giapponese. Ma negli anni successivi abbiamo capito che ciò non era necessario, ed abbiamo abbandonato questa strada.
Delle mie costruzioni parecchi dicono che hanno uno stile giapponese, come per esempio la piscina di Yoyogi, la cui linea assomiglia molto alla linea dei templi buddisti. Ma al riguardo penso che ci sia una ragione specifica: quando ho progettato la piscina di Yoyogi mi sono basato sulle "curve di catena" con cavo tensionale; e queste curve sono simili a quelle usate dai falegnami per costruire i templi buddisti. Questa coincidenza dipende dal fatto che in entrambi i casi si è usato un sistema perfettamente matematico...

I due padiglioni sportivi costruiti nel 1964 sorgono a pochi isolati di distanza da casa sua. Tange ci accompagna personalmente sul posto. Le due costruzioni, molto belle, hanno una base in cemento armato, ma tutta la parte superiore è in acciaio, e in acciaio sono pure i cavi su cui poggia I'intero peso degli edifici. E' logico, dunque, che il discorso si sposti su questo materiale.

L'acciaio bisogna usarlo come acciaio, e cioè sfruttando al massimo le sue caratteristiche. Ora, una delle sue caratteristiche più importanti e di sopportare meglio la tensione che la compressione. Perciò utilizzare al massimo la tensione delI'acciaio significa usarlo nel modo migliore.
Per esempio, questi due edifici sono entrambi a struttura tensionale, anche se presentano due soluzioni diverse: quello più grande, in cui c'è la piscina, è sostenuto da due punti, mentre quello più piccolo da un solo punto.
C'è anche un'altra considerazione importante: poiché I'acciaio è un materiale elastico, non si può pensare ad una costruzione alta senza acciaio, specie qui in Giappone data I'esigenza di proteggersi contro il terremoto. Per questo, io penso che I'acciaio sia la materia essenziale della architettura moderna, e che sia destinato ad assumere via via un ruolo sempre più importante. Infatti, nelle città future, le costruzioni saranno tutte alte, e collegate tra di Ioro, saranno cioè edifici tridimensionali nello spazio. Oppure le città potrebbero essere costruite sul mare. Prendiamo per esempio il mio progetto del golfo di Tokyo. Nella struttura attuate delle città tutte le strade convergono al centro; ma io penso che d'ora in poi la struttura delle grandi città dovrebbe diventare lineare. Così ho progettato una specie di "asse civico" situato sul mare, che attraversa I'intero golfo di Tokyo.
Costruire una città sul mare e viverci dentro mi sembra una nuova entusiasmante prova per l'uomo. E questo, naturalmente, potrebbe avvenire solo grazie ad un acciaio che non arrugginisca neppure nell'acqua del mare.

II cielo comincia a incupire, e in distanza sl vede già I'incredibile bagliore delle insegne luminose di Ginza. Con un ultimo inchino, Kenzo Tange si accomiata e se ne va con passo svelto. In parecchie parti del mondo c'è qualcuno che sta aspettando proprio lui: proprio questo piccolo grande uomo dagli occhi furbi e la voce melodiosa.

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