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ANCORA SOTT'ACQUA

Ci eravamo lasciati, se ben ricordate, sul fondo marino, tra il guizzare di un piccolo corteo di pesci e il fluttuare del velo di una fata acquatica; ed avevamo lasciato in sospeso un discorso che riguardava le illustrazioni di Arthur Rackham per l'Ondina di La Motte-Fouqué, e le loro connessioni con i moduli grafici e figurativi dell'epoca in cui vennero realizzate.

Siamo, come forse ricorderete, nel 1909: e ciò significa che l'ondata dell'Art Nouveau, nel pieno del suo vigore, sta spazzando l'Europa da un capo all'altro, assumendo nomi diversi nei vari Paesi ma affermando ovunque il principio dell'armonia della linea curva.

A che cosa si ispira, la linea curva? Al mondo floreale, anzitutto, e in particolare a determinati fiori e determinate erbe. Ma anche a qualsiasi altra cosa evochi sinuosità e morbidezza: come ad esempio il corpo femminile (o i panneggi che lo ricoprono), le piume di certi uccelli e le onde del mare.

Le onde del mare? Appunto. In contrasto con la Terra, Elemento Statico per eccellenza, ed in modo non dissimile dal Fuoco, l'Acqua è un Elemento Fluttuante, in costante divenire secondo ritmi e "movimenti" che potremmo definire musicali. In particolare, il movimento delle onde, come quello delle correnti sottomarine, si svolge proprio lungo quelle linee ricurve e sinuose che costituiscono la base dei codici grafici e figurativi dell'Art Nouveau. Nesuna meraviglia dunque se, negli anni a cavallo del secolo, pesci, ninfe, sirene ed altri soggetti di carattere acquatico godettero di grande popolarità, come si può facilmente constatare sfogliando uno qualsiasi dei molti volumi antologici su quel periodo pubblicati negli ultimi anni.

Si vedano, tanto per fare un esempio, le splendide tavole acquee e subacquee che abbondano sulle pagine di Ver sacrum, rivista ufficiale della Secessione Viennese; tra le quali non si può non citare almeno quel Sangue di pesce (1898) di Gustav Klimt, che anticipa non pochi quadri a olio di soggetto acquatico, dipinti dallo stesso Klimt negli anni immediatamente successivi (dalle Fate acquatiche del 1899 alle varie versioni di Bisce d'acqua, realizzate fra il 1904 e il 1907).

Ma Klimt e Ver sacrum, lo abbiamo già detto, sono solo uno dei molti possibili esempi, poichè gli stessi temi e gli stessi moduli figurativi si ritrovano in quegli stessi anni in tutte le città europee più ricche di fermenti, da Parigi a Mosca. E ciò testimonia sia la fluidità delle correnti (culturali, stavolta) che percorrono in quegli anni l'Europa, sia le strette parentele che intercorrono fra le cosiddette "arti maggiori" da un lato, e la Grafica e l'Illustrazione dall'altro.

Non c'è dubbio ad esempio che alcune tavole sottomarine realizzate da Edmund Dulac per illustrare La tempesta di Shakespeare (1908), siano tributarie al Sangue di pesce e all'Acqua mossa di Klimt, nello stesso modo in cui saranno tributarie a queste tavole, più di ottant'ani dopo, certe fascinose sequenze cinematografiche de L'ultima tempesta di Peter Greenaway. Come non c'è dubbio che Rackham, accingendosi ad illustrare Ondina nel 1909 abbia avuto presente, in molte tavole, i codici compositivi dello Jugendstil e dell'Art Nouveau.

Prendete ad esempio la tavola intitolata L'infanzia di Ondina, ed osservate come essa sia tutta "costruita" su tre linee curve intersecantesi fra di loro; così come si svolge lungo le morbide sinusoidi di una "doppia S" la tavola intitolata Ondina in fondo al Mare Mediterraneo. Due prove, se ancora ce ne fosse bisogno, del fatto che nel mondo artistico di Rackham non c'era posto solo per i folletti e le piante antropomorfe della cosiddetta "rackhamaneria", ma anche per i fermenti culturali più avanzati del tempo in cui l'artista viveva.

Se Rackham, pur copiando, si colloca ad un livello in cui si può ancora parlare di arte, non altrettanto di può dire di quei molti che ne seguirono le orme, e che possono trovare una loro collocazione, nel migliore dei casi, nella fascia medio-alta dell'artigianato. Val la pena di parlarne, tuttavia, poichè pochi libri, come l' Ondina illustrata da Rackham, aprirono la strada a così folte schiere di emulatori.

Successe infatti ciò che spesso succede nelle storie intrecciate dell'arte e del mercato: che il successo di un'opera ispirata indusse molti a tentare di copiarla. E poichè, come abbiamo già detto altre volte, il mercato del "gift-book" si muoveva in quegli anni a cavallo dell'opinabile confine fra il libro per adulti e il libro per bambini, la scelta cadde proprio su un libro esplicitamente dedicato all'infanzia, fin dal suo sottotitolo: The Water Babies - A fairy tale for a Land Baby.

Scritto fin dal 1863 da Charles Kingsley (un autore che appartiene a quella tradizione del romanzo storico e sociale anglosassone in cui troviamo anche nomi più illustri, come Dickens, Thackeray o Elisabeth Gaskell), The Water Babies aveva tutte le caratteristiche della letteratura pedagogica ottocentesca, ed appesantiva una incantevole invenzione fiabesca di fondo (quella del popolo dei bambini acquatici, che non sono nè esseri umani nè pesci) con una serie di sermoncini edificanti e una serie di disquisizioni didattiche di tipo naturalistico (un po' come successe in Italia, qualche decennio più tardi, con il Ciondolino di Vamba).

Proprio per questo suo tono un po' cattedratico e noioso, il libro di Kingsley era stato fino allora discretamente snobbato dagli illustratori, restando degne di nota solo un paio di figure in bianco e nero (abbastanza in anticipo sui tempi, per la verità) realizzate per la prima edizione in volume da Noel Paton, un pittore abbastanza serioso da meritarsi il titolo di baronetto e le simpatie dell'austera Regina Vittoria.

Ma la rivoluzione tipografica che aprì la strada al colore, l'avvento dell'Art Nouveau e il successo dell'Ondina di Rackham rilanciarono come si suol dire "alla grande" il libro di Kingsley: non mi risulta che sia mai stata pubblicata una bibliografia esauriente sull'argomento, ma credo di non sbagliare affermando che, fra il 1910 e il 1930, di The Water Babies vennero pubblicate, nella sola Inghilterra, non meno di un centinaio di differenti edizioni illustrate. Coinvolgendo qualche autentico artista (come William Heath Robinson), un certo numero di artigiani di buona fama e livello (come Anne Anderson, A. E. Jackson o l'americana Jessie Willcox Smith), nonchè una miriade di altri più sconosciuti illustratori alla ricerca di briciole di luce riflessa dai loro più illustri colleghi.

Le ragioni sono facilmente intuibili: scartando tutta la zavorra pedagogica e ottocentesca, e attenendosi a quello che era il nucleo più poetico e fiabesco del racconto, gli illustratori poterono sbizzarrirsi in immagini (molto spesso deliziose, ancorchè decisamente ruffiane) di bambinetti nudi immersi in un contesto sottomarino di onde, marosi, fondali, piante acquatiche e pesci: tutte cose che consentivano di sfruttare, volgarizzandola ulteriormente, quella poetica della linea curva che l'Art Nouveau aveva inventato e che Rackham aveva introdotto nel mondo del "gift-book".

La fiammata di The Water Babies divampò per una ventina d'anni almeno; poi, man mano che l'Art Nouveau cedeva il passo alla più sofisticata Art Déco, si andò rapidamente estinguendo. Chiudendo, come si suol dire, "in bellezza" nel 1935, quando un certo Walt Disney si ricordò di quel mondo incantato (e delle tante godibili immagini che aveva ispirato), per ambientarvi una delle sue più deliziose e ruffiane Silly Simphonies.

(Comic Art, gennaio 1993)

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