Lo scrittore --> Articoli --> Comic Art

BENVENUTI A FAIRYLAND

Di tutte le guide che si possono scegliere per un ipotetico viaggio nei regni della fantasia, penso che le Fate (con il loro contorno di Gnomi e di Elfi) siano fra le più richieste e gradite. Sarà perchè, di regola, sono educate e gentili, e non creano eccessivi problemi; o perchè sono spesso seducenti e leggiadre, e , se un compagno di viaggio s'ha da scegliere, tanto vale che sia piacevole e "good-looking". (Oltretutto, da cosa nasce cosa, e nel corso di un viaggio può succedere di tutto: perfino che una minuscola fata come la Tinker Bell - o Campanellino - di J.M. Barrie riesca a introdurre un po' di femminilità e di malizia nel mondo asessuato dei film a cartoni animati di Walt Disney).

Il Paese in cui vivono le Fate, con annessi e connessi, si chiama, ovviamente, Fairyland; si tratta di un Paese che oggi é visitato quasi esclusivamente dai bambini piccoli (quelli che ancora non sono stati fagocitati dal concorrenziale e molto più frequentato Paese denominato TV-land), ma che nel passato ha conosciuto visitatori illustri: molti dei quali hanno lasciato, della loro visita, testimonianze letterarie e artistiche di grande importanza.

In particolare nell'Inghilterra del XIX secolo, le Fate conobbero un periodo di grande splendore: quello che in termini moderni si potrebbe definire un vero e proprio "boom". Il che non sorprende affatto, considerando l'importanza che l'elemento fantastico ha sempre avuto nel folklore e nella cultura anglosassone, a cominciare dalle leggende celtiche per arrivare alla grande letteratura del 5OO-6OO: epoca in cui, tra i visitatori di Fairyland, si annoverarono personaggi illustri come William Shakespeare, Edmund Spencer e John Milton.

Soprattutto al primo, e più noto, di questi tre signori, è lecito far risalire la grandissima popolarità che il mondo delle Fate e degli Elfi conobbe nell'Inghilterra vittoriana, invadendo prima il territorio delle arti figurative e successivamente quello dello spettacolo. Poichè si può dire che non ci fu pittore o illustratore che, dall'inizio dell'8OO in avanti, non si cimentasse con il Sogno di una notte di mezza estate (senza contare i balletti, le "piéces" teatrali,e più tardi anche i film, che ne furono tratti).

Furono affezionati visitatori del regno di Oberon e Titania, per non citare che i nomi più noti ed illustri, i pittori Reynolds, Blake, Fuseli e Turner; e gli illustratori Paton, Rackham, Dulac, Anning Bell e W. Heath Robinson. L'elenco potrebbe allungarsi a dismisura, fornendo l'occasione per qualche interessante analisi comparata; ma forse è meglio rinviare la cosa ad un'altra, futura occasione, e sottolineare invece che fu proprio sul finire del secolo XIX che gli adulti uscirono da Fairyland per lasciare il posto ai bambini ; o, se preferite, che le Fate abbandonarono l'Accademia per trasferirsi nella "nursery".

Questo processo di avvicendamento viene evidenziato in modo esemplare da una serie di disegni di Richard Doyle, realizzati nel I869 e intitolata Fairyland: pictures from the Elf-World, che sono una "summa" deliziosa di tutto ciò che si può trovare, in termini di flora, di fauna e di folklore, nel Pese delle Fate e degli Elfi.

Figlio del caricaturista John D. e fratello maggiore del pittore e disegnatore Charles Altamont D. (padre del più celebre Arthur Conan D., a sua volta padre letterario di tale Sherlock Holmes), Richard Doyle fu uno dei più popolari rappresentanti ottocenteschi di quella Caricatura Inglese che già aveva contato fra le sue fila artisti del calibro di Rowlandson, di Leech e di Cruikshank (se non si vuole addirittura risalire a James Gillray e a William Hogarth). Collaboratore e autentica "colonna" del Punch, di cui disegnò una delle testate più note, egli affiancò costantemente al suo amore per la caricatura l'altro suo amore per l'illustrazione dei libri per l'infanzia.

In questa direzione, Fairyland è per l'appunto considerato il suo capolavoro; e rappresenta, allo stesso tempo, uno dei capolavori di Edmund Evans, maestro dell'arte tipografica della xilografia a colori dell'8OO (così come Schmied lo sarebbe stato di quella della prima metà del 9OO).

E tuttavia, come chiarisce il sottotitolo della serie, i disegni di Doyle non nascono come illustrazioni di un libro, bensì come disegni fini a se stessi; e vengono pubblicati nel 1870, in un lussuoso volume "in-folio", abbinati a un poema di ("with a poem by") tale William Allingham: presumibilmente, uno dei mille epigoni che ricalcarono per quattro secoli le orme del grande William.

Ora, se il poema (come peraltro il suo più illustre modello) nasce chiaramente come letteratura "per adulti", le illustrazioni di Doyle, che pure discendono dall' arte "per adulti" di Reynolds, di Fuseli e di Turner, sono molto più vicine alla grafica e allo spirito del libro illustrato per i bambini: sicchè il volume, pur rappresentando visivamente una festa per gli occhi, soffre di una grave sindrome schizofrenica di dissociazione fra testo ed immagini.

La cosa dovette essere chiara, nel volgere di alcuni anni, agli stessi editori. Tanto che nel 1884 essi rieditarono i disegni di Doyle, abbinandoli questa volta ad una storia "per bambini", intitolata The princess Nobody: a tale of Fairy Land. L'autore, Andrew Lang, era uno studioso di folklore e di letteratura inglesi, e scrisse appositamente una storia che "partiva " dai disegni: sicchè si verificò il caso singolare (non unico ma abbastanza poco consueto) di un testo scritto in funzione delle illustrazioni, anzichè di illustrazioni eseguite in funzione di un testo. Un esercizio non facilissimo,in cui Lang dà prova di una capacità di rimescolare le carte che molte persone, oggigiorno, gli invidierebbero.

Come che fosse, la breccia era aperta: e ne approfittarono i grandi disegnatori "per bambini", che sul finire del secolo presero possesso di Fairyland: quello sconfinato territorio popolato da Fate e Folletti che l'arte cosiddetta "maggiore", per il volgere dei gusti e delle mode, stava progressivamente abbandonando.

Che poi i loro libri, per caratteristiche editoriali e per livello grafico, fossero veramente e soltanto dei "libri per bambini", è molto discutibile. Ma anche questa, come si suol dire, è un'altra storia. E ne discuteremo, caso mai, un'altra volta.

(Comic Art, febbraio 1992)

Torna a "Comic Art"

webmaster: flavia e alberto farina | © COPYRIGHT 2002-2003 corradofarina