Lo scrittore

IL CALZOLAIO

Il caldo è sbottato anzitempo, cogliendo di sorpresa un po' tutti. La città boccheggia, si vede ancora in giro molta gente vestita pesante, soprattutto uomini, che come al solito ci mettono del tempo a capire che qualcosa è cambiato e se ne vanno in giro paonazzi e gocciolanti di sudore nei loro bei completi di vigogna o di cachemire. (...)
Fra coloro che boccheggiano c'è anche una certa professoressa di latino e di greco, che poi sarei io. Insegno in una scuola superiore e sto facendo una fatica del diavolo a tenere desta l'attenzione dei ragazzi durante la lezione. Mi stanno svogliatamente a sentire mentre spiego Cicerone e Giulio Cesare, ma è chiaro che già pensano al mare, al lago, alle discoteche all'aperto, anche se non siamo neppure alla fine di maggio. Anch'io, mentre parlo, me ne vado a spasso con il pensiero: sogno che arrivo a casa, mi spoglio rapidamente, entro sotto la doccia, giro il rubinetto dell'acqua fredda e lascio che mi inzuppi i capelli e mi scorra giù lungo il corpo, suscitando una serie di brividi deliziosi.
E' a questo punto che la campanella si mette a suonare, i ragazzi schizzano a destra e a sinistra, io raduno le mie cose ed esco dall'edificio della scuola immergendomi in una vampa di calore, mi caccio in una macchina che è come quando resta parcheggiata al sole per tutto il giorno davanti all'appartamentino dell'Elba nel mese di agosto, e mi dirigo verso casa cercando di non dimenticare che con questo caldo la gente ha i nervi a fior di pelle e che il traffico di conseguenza è ancora più un casino del solito.
Mentre chiudo a chiave la macchina sento gli abiti appiccicati al corpo e penso che il sogno della doccia sta per diventare realtà, alla faccia di Cicerone e di Giulio Cesare. Solo che davanti al portone, di fianco alla farmacia, c'è un camion per i traslochi con i portelloni posteriori spalancati, e due omaccioni con braccia che sembrano colonne romane hanno appena scaricato un pianoforte dall'aria vecchiotta e si stanno avviando verso le scale, barcollanti sotto il peso.
Se non li sorpasso prima che siano arrivati ai primi scalini va a finire che mi bloccano la strada verso l'ascensore e mi fanno perdere dei secondi preziosi, così allungo il passo e riesco a scivolare giusto giusto fra il pianoforte e l'inizio della ringhiera. Mentre la porta dell'ascensore mi si richiude silenziosamente alle spalle e il rumore dell'acqua della doccia che scorre diventa sempre più realistico, mi domando chi è che sta venendo a occupare l'alloggio del primo piano... (...)

* * *

Non so se vi sia mai capitato di trasportare un vecchio pianoforte su per due rampe di scale di un condominio, neppure tanto larghe. A me sta capitando, e parola di Peppe non si tratta di un'esperienza piacevole. (...)
Mentre stavamo per incominciare a salire ci è passata di fianco una bella gnocca sulla trentina, che ha fatto un dribbling fra noi e la scala con un colpo di culo spettacolare. Sembrava che avesse una fretta maledetta, scommetto che la porta di casa non sarà neppure richiusa che lei sarà già nuda sotto la doccia. Mi piacerebbe essere lì sotto anch'io, a sprimacciare quel suo culo da favola, invece che qui sulle scale a sudare e farmi massacrare gli stinchi dagli spigoli di questa tonnellata di piombo.
- Maremma facchina! - L'esclamazione di Carlo fa tutt'uno con il "plòncccc...!!!" del pianoforte, che gli è sfuggito di mano e ha picchiato sul primo scalino della seconda rampa. (...)
Dalla porta dell'alloggio del primo piano salta fuori la bionda, con la faccia preoccupata di una che le sta morendo un figlio:
- E' successo qualcosa? Ho sentito un rumore come se il piano avesse urtato da qualche parte...
- Che dice mai, signora Martina... un rumore? O non sarà stato un clacson, giù nella via? Qui non s'è inteso nulla, non è vero, Beppe? - Carlo sarà un imbecille per tante cose, ma bisogna dire che non manca di presenza di spirito. (...)
- Ah, meno male... mi dispiace che stiate facendo una faticaccia, ma a questo pianoforte non ci potevo proprio rinunciare. Mia zia lo suonava fino a pochi anni fa...
La bionda scompare all'interno dell'alloggio e Carlo, salendo un altro scalino, sogghigna sottovoce:
- Tu a' capito, Beppe? Spero che ti sia più leggero, ora che sai che lo sonàva la zia...
- A Ca', sai che te dico? 'A zia sonàva er pianoforte e io me sonerei volentieri 'a nipote...
- Ovvìa, sempre a quello tu sta' a pensare...?
Beh, sì, lo ammetto, "a quello" mi capita di pensare sovente. Soprattutto quando mi trovo davanti una donna come questa signora Martina Biondina, tanto ammodino, tanto gentile, tanto elegante anche quando sta facendo trasloco, e soprattutto con tutte le sue cosine a posto. Che poi sono cosine per modo di dire: prima si è chinata in avanti per raccogliere uno scatolone che avevo appena posato per terra, la blusa le si è aperta un poco e ho intravisto un paio di zinne da fare invidia alla Parietti o alla Falchi...

* * *

Certo che ne hanno, di forza, quei due bestioni! Portare su per le scale il pianoforte della zia Adele non dev'essere uno scherzo da poco, soprattutto con questo caldo!...
Piacermi, non è che mi piacciano molto... O almeno: il toscano è simpatico, come quasi tutti i toscani, ma il romano... beh, in realtà non sarebbe antipatico neppure lui, ma è uno di quei tipi che pare sempre che ti vogliano spogliare con gli occhi. Poco fa mi sono chinata per raccogliere uno scatolone e ho sentito il suo sguardo che mi scivolava nella scollatura come se fosse una lumaca. (...)
- Oh, meno male... ce l'avete fatta!... - L'esclamazione mi sale dal cuore, vedendo il toscano che appare nel vano della porta d'ingresso e si flette sulle ginocchia, posando a terra una delle estremità del mobile (...) - Purtroppo non posso offrirvi niente da bere, se non l'acqua del rubinetto...
- Non si dia pena, signora - dice il toscano, tirandosi indietro con una mano i capelli che gli si sono appiccicati sulla fronte - Ci dica piuttosto dove lo vòle, il pianoforte...
- Per la verità non ho ancora deciso... ero incerta fra la prima stanza, che diventerà uno studio, o il salotto, che è quella subito dopo... Voi che cosa ne dite?
- Io penso che per sonàre va bene qualunque posto... - dice il romano, guardandomi dritto negli occhi con espressione furbesca. E poi subito fa una smorfia di dolore, come se l'altro, protetto dalla massa del mobile, gli avesse allungato un calcio negli stinchi.
- Facciamo una cosa - dico io, per tagliare corto - Per adesso lo mettiamo nella prima stanza, tanto sotto ci sono le rotelle e con l'aiuto di mio marito dovremmo riuscire a spostarlo...
- 'Nnamo, Ca'- fa il romano, cacciandosi in tasca il fazzolettone - C'è ancora 'na cofana de robba, e se non se damo 'na mossa qua famo notte...

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