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NAVIGARE PER FIGURE

L'itinerario, di solito, è questo: si ritrovano casualmente alcuni giornalini a fumetti che si erano letti da bambini, li si assapora golosamente come la proustiana "madeleine" (languido e ruffiano biscottino evocatore di memorie del tempo perduto), se ne ricercano sempre più affannosamente degli altri, ed ecco lì che si è già malati terminali di collezionismo. Passa un po' di tempo, si mette insieme tutto ciò che gli affetti richiedono e le finanze permettono, e si scopre che al di là delle memorie esistono altri codici di accesso che permettono di godere con occhio adulto quelle stesse storie che già si godettero con occhio bambino: scoprendo connessioni di cui un tempo non si sarebbe neppure sospettata l'esistenza, con la storia, l'estetica, la semantica, la storia dell'arte, e in genere con la cultura di questo nostro secolo che sta volgendo al termine, che in piccola o grande parte abbiamo vissuto e che in fondo conosciamo pochissimo.

E' a questo punto, di solito, che i giornalini non bastano più, e che si sente il bisogno di navigare altrove, esplorando nuovi territori: che possono essere ovviamente i più disparati, ma che, proveniendo dal sito del Fumetto, passano quasi sempre attraverso il sito dei Libri per i Bambini. Dove il collezionista di giornalini molto spesso si ferma, e dove adesso ci fermiamo anche noi, per definirne alcune coordinate di base da riprendere e sviluppare in un eventuale futuro.

Dire che i Libri per i Bambini sono i libri destinati ai bambini non è solo un'ovvietà terrificante, ma è anche inesatto. Rientrano in questa categoria, infatti, le cosiddette edizioni "ad usum Delphini", che tra il Sei e il Settecento avvelenarono l'infanzia non solo dei figli dei re di Francia ma anche di un numero imprecisato di altri fanciulli: esse consistevano di solito in riduzioni espurgate di classici (già noiosi all'origine) della letteratura per adulti, ed erano destinate, molto più che ai bambini, ai precettori che ad essi dovevano insegnare i principî di una vita corretta e morale (là dove per morale, ovviamente, si intendeva quella del ceto dominante). In altre parole, e valutate col metro e il frasario di oggi, una rottura di palle mortale, di cui qualsiasi bambino sano di mente non avrebbe mancato, potendo, di fare giustizia sommaria in una frazione di secondo.

Un altro gruppo anomalo di libri per i bambini è costituito poi dai cosiddetti "gift books", lussuosi "libri strenna" copiosamente illustrati con tavole a colori di gusto squisito, che videro la luce soprattutto in Inghilterra all'inizio del Novecento. Molti di questi libri contenevano i grandi classici della letteratura per l'infanzia (Andersen, Grimm e Perrault), o riduzioni per i ragazzi di opere adulte ma anche piene di avventure e di fantasia, come Le mille e una notte, Gulliver o Robinson Crusoe. Non c'è dubbio che essi fossero ufficialmente diretti ai bambini; senonché erano così belli e costosi da essere molto più probabilmente destinati agli adulti, che verosimilmente li utilizzavano come alibi per quel fanciullo che era rimasto in ciascuno di loro, tenendoli sottochiave e mostrandoli ai bimbi con parsimoniosa cautela.

Al di là dei "gift books" per bambini e dell'equivoco di fondo che essi comportano, va detto comunque che era stata proprio l'Inghilterra vittoriana ad avviare, verso la fine del secolo scorso, una produzione di libri per l'infanzia in senso moderno, e cioè studiati appositamente in funzione di quelle che erano le vere esigenze e sensibilità dei bambini. E sarebbe sleale non dire che prima ancora dei grandi e costosi libri strenna illustrati da Rackham, da Dulac, dai fratelli Robinson e più tardi da Kay Nielsen c'erano stati quelli, non meno squisiti dal punto di vista grafico ma molto più economici, illustrati da Walter Crane, Beatrix Potter e Kate Greenaway.

E in Italia? In Italia, non molti anni dopo, ci furono artisti che non avrebbero sfigurato affatto al confronto con i colleghi inglesi: purtroppo, per tutta una serie di ragioni (un mercato inadeguato, una guerra devastante, una cultura nazionale ancora legata a moduli pedagogici ottocenteschi), i Tofano, i Rubino, i Cambellotti, i Mussino, gli Angoletta e i Porcheddu, tranne poche eccezioni, non furono adeguatamente supportati da un'editoria del livello di quella anglosassone. Questo non significa che i nostri libri per i bambini siano meno godibili e di inferiore livello di quelli stranieri, ma semplicemente che di quelli sono meno sciccosi. Il che è certamente un peccato, ma non tale da impedirci di apprezzarli ed amarli.

Resta solo lo spazio per una osservazione finale. Molti degli artisti più bravi, in Italia, provenivano dalle pagine del "Corriere dei piccoli", e alternavano le illustrazioni dei libri con quelle delle storie quadrettate. Un ulteriore link di connessione tra il sito dei fumetti e quello dei libri per i bambini: una connessione la cui storia resta ancora in gran parte da scrivere. E che forse, prima o poi, scriveremo.

(Collezionare fumetti e libri per l'infanzia n.0, Little Nemo, Torino, novembre- dicembre 1998)

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